Passione AR

* a cura di Alfredo Di Pietro - www.nuke.nonsoloaudiofili.com

Il Mito AR3a

Storicamente all'inizio era così, poiché non si sapeva usarla. In seguito, con l'affinamento e l'evoluzione della tecnica, l'affaccio del "Williamson Type", i progettisti hanno cominciato a reazionare negativamente (quando il mondo era ancora a tubi), perché tutti i parametri tranne uno migliorano. Diminuisce la distorsione, diminuisce l'impedenza d'uscita aumentando il fattore di smorzamento (con benefici effetti sulla riproduzione delle basse frequenze), aumenta l'ampiezza di banda passante. 

Va da sé che gli apparecchi a transistor erano fortemente controreazionati e tutto sembrava funzionare per il meglio. Poi ci si è accorti che, non usandola, il suono piaceva di più, anche se in questo modo le specifiche tecniche erano al limite dell'alta fedeltà. Ma questo è il flusso storico dell'audio. C'è un però... in laboratorio non si usano i diffusori per testare le elettroniche, ma dei carichi equivalenti. Questi tuttavia sono resistivi e non c'entrano niente con un sistema di altoparlanti, che presenta un carico molto più complesso. L'industria audio non ha mai standardizzato un carico RLC equivalente, tutto viene provato in termini puramente resistivi, ovvio che così va quasi sempre bene. Accade tuttavia che sul banco di misura ci s'impegni a progettare un amplificatore a transistor che abbia una banda passante da 100 kHz, con una distorsione armonica totale dello 0,01%, salvo poi accorgersi che il suono non soddisfa. I grandi progettisti del tempo non è che fossero all'oscuro di questo, McIntosh piuttosto che Peter Quad. Erano poi le convenienze di produzione del tempo che pilotavano il trend commerciale.

AR LST
Ora, con il ritorno del Single Ended, con l'affinamento della componentistica, con la possibilità di ottenere una banda sufficientemente larga senza controreazione, vengono fuori degli amplificatori notevoli. I tre tubi dell'HDC 300B3 sono al limite, perché se si mettono in parallelo sorgono delle notevoli problematiche di progetto, si sommano le capacità parassite e la banda si restringe. Sarebbe banale allora controreazionarlo per aumentarne la larghezza. Possiamo realisticamente dire che c'è un punto di equilibrio tra tutti questi parametri, che non è affatto semplice da conseguire. Bisogna allora trovare il giusto compromesso, cercando però di evitare la controreazione in quanto, non appena dall'uscita si riporta il segnale all'ingresso con il segno cambiato, il quadrupolo vede il diffusore, che in termini dinamici è una cosa spaventosa. Si riconduce quindi in ingresso una situazione che definire complicata sarebbe un eufemismo. L'obiettivo è pertanto fare un buon amplificatore escludendo la controreazione totale. Questa è la ragione per cui tutte le mie realizzazioni sono senza controreazione. McIntosh forse è stato il più grande progettista di amplificazioni, ha ideato nel 1955 un amplificatore valvolare Push-Pull da 60 Watt con due 6L6. Le sue circuitazioni hanno una bellezza progettuale secondo me notevolissima, però sono tutti PP. Dagli USA arriviamo in Europa con la grande Philips (mi mostra il testo "Low frequency amplification" di N.A.J. Voorhoeve, edizione 1952 della libreria tecnica Philips), che ha fatto veramente tutto e continua a farlo.

L'impianto di Dorino .
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