Presentazione Elettroniche HDC Audio
CRONACA DI UNA GIORNATA DI MUSICA E SCIENZA
INTRO
Sabato 23 febbraio, alle 8 di mattina sono già a Bergamo, scendo dal treno trovandomi di fronte la grande Piazza Marconi. La giornata è grigia, nuvolosa, e tira anche un vento freddo che non invita certo a una rilassante passeggiata. Nel fine settimana le corse dei mezzi cittadini sono ridotte, per questo decido d'incamminarmi a piedi, nonostante il clima rigido, verso via Suardi, dove al civico 11/C c'è Sound Gallery, teatro della Presentazione delle elettroniche HDC Research. Conosco bene quei deliziosi valvolari, alcuni li ho anche recensiti e Dorino Maghini, titolare dell'azienda pavese, è un mio buon amico. È merito suo se oggi conosco meglio il mondo delle valvole e delle misure strumentali. In una società competitiva come l'attuale, anche un giornalista/recensore dilettante come me può essere visto di cattivo occhio. Snobbato o tenuto alla larga da chi magari teme di subire un "furto" di sapere, ma non è certo il caso Dorino, un vero signore d'altri tempi. Completamente nuovo è per me, invece, Sound Gallery, negozio che dista da Piazza Marconi un paio di chilometri scarsi. Più e più volte sulle pagine di Non solo audiofili ho manifestato il mio amore questa tipologia di esercizio commerciale, purtroppo a rischio di estinzione, soprattutto quando, come in questo caso, è a misura d'uomo. Come al mio solito, arrivo con grande anticipo, approfitto del tempo a disposizione per una piccola intervista, che il proprietario Giorgio Pavia gentilmente mi concede.
SOUND GALLERY
UN NEGOZIO DI HI-FI A MISURA D'UOMO
Giorgio Pavia
Un po' di storia non guasta. Sound Gallery è un punto vendita storico perché, nella sua prima apertura, risale al 1976, con ragione sociale Hi-Fi Studio. Dei negozi specializzati della città è il più longevo, non il primo in assoluto ma tanti altri non sono sopravvissuti ai tempi. Di quelli attualmente attivi è comunque il più annoso. Ha subito un cambio di ragione sociale per avvicendamento societario nel 1996, assumendo l'attuale nome, di fatto è rimasto però quello di prima. Si tratta di un negozio dal quale sono usciti tantissimi giradischi e impianti, dai tempi storici dei Thorens, Marantz, AR, Infinity, Mission. Da qui qualcosa d'importante e di bello è transitato, sono passati anche gloriosi marchi italiani come Graaf, un grande brand attualmente non più attivo, fiore all'occhiello della produzione artigianale nostrana. Altri sono Lector, Chario, la Sonus Faber dei tempi d'oro con l'Electa. Ha un'impronta classica come oggetti proposti, per cui mantiene l'impianto analogico, con un'attenzione a tutte quelle che sono le tecnologie passate, presenti e future. È un orientamento che vale sia per l'assistenza che per la vendita di prodotti nuovi, ma soprattutto usati; si va praticamente dai vecchi grammofoni ai registratori a bobine Revox, Teac, Tandberg, Studer, per passare alla sconfinata miriade di giradischi come Thorens, Dual, Oracle, Michell. Ancora oggi l'impostazione è prevalentemente individuata dalla clientela come classica, per gli appassionati di stereofonia.
Ciò nonostante è un negozio che cerca di avere una preparazione e un'offerta che riguardi anche l'Audio/Video, comprese le tecnologie che oggi vanno per la maggiore, vedi Streaming WiFi, la connettività Internet, la fruizione Multi-Room, la progettazione d'impianti e sonorizzazione di ambienti, sia privati che pubblici. Si coprono quindi un po' tutte le tipologie che siano attinenti all'audio, in modo assolutamente precipuo, ma anche marginalmente (con occhio però sempre attento alla qualità) al video. Nello specifico non tanto i televisori quanto piuttosto la videoproiezione, la quale permette una resa veramente molto coinvolgente e simile a quello che è l'evento originale, sia audio che video. Per quanto riguarda i marchi attualmente proposti, Sound Gallery si muove comunque nell'ambito del mainstream con dei marchi di grande prestigio, che rappresentano la storia dell'alta fedeltà. Su tutti Dynaudio, Kef, Bowers & Wilkins, Monitor Audio, Dali e Indiana Line, uno dei marchi più cari al titolare perché, oltre a essere molto serio a livello commerciale e produttivo, pur essendo un entry level riesce a proporre all'utente neofita, o comunque non disposto a spendere cifre elevate, una soluzione che tuteli un elevato rapporto qualità/prezzo. Stesso ragionamento per i prodotti Dali o Monitor Audio di prima fascia, che consentono di accedere a una qualità al di sopra di ogni sospetto senza spendere una fortuna. Idem per le elettroniche, dove si va dagli apparecchi di tendenza prevalentemente orientale, come progettazione e costruzione, come i marchi storici Denon, Onkyo, Teac, ad altri di maggior nicchia, di tradizione europea o americana nelle grandi dimensioni.
Presso Sound Gallery è possibile reperire brand di pregio nel settore usato come Mcintosh, Accuphase, Spectral, cose dotate di grande fascino di sicuro blasone. Accanto a ciò non manca un'attenzione alle piccole realtà produttive, specialmente nazionali, che permettono un rapporto diretto tra il costruttore e l'utente finale. È il caso di Dorino Maghini e la sua HDC Research, segnatamente nell'operazione di mettere a confronto le istanze di un'utenza più o meno specializzata con chi poi realmente produce. Si crea così un feedback interessante, grazie al quale si riesce a calibrare domanda e offerta. Una dimostrazione come l'odierna può allora essere utile a presentare una realtà che potrebbe diventare rilevante in un prossimo futuro o lo è già attualmente. Come risultato anche nel corso della demo, con queste elettroniche è possibile allestire delle catene a prezzi importanti, ma non folli, facendo leva su prodotti che hanno una resa qualitativa molto alta. L'impostazione logistica di Sound Gallery rimane semplice, non respingente né elitaria, con tutti i pro e i contro del caso. Data anche la dimensione non grande del negozio, difficilmente si riesce a separare il momento d'ascolto dedicato da quello estemporaneo, però questo è rappresentativo del mondo dell'Hi-Fi di oggi. Contemporaneamente all'audiofilo più specializzato c'è anche l'utente normale, il quale accanto all'ascolto di un impianto stellare desidera verificare le prestazioni anche di uno modesto per costo ma dal buon rapporto qualità/prezzo.
Ci sono due aspetti peculiari e rappresentativi del negozio che il titolare tiene a sottolineare. Il primo è l'assistenza, che viene fatta su ogni tipologia di apparecchio, tranne su cose che non si ritiene conveniente riparare. Va detto che, spesso e volentieri, anche oggetti apparentemente modesti hanno ancora qualcosa da dire, per cui si ripara e restaura un po' tutto, dai vecchi Revox, vecchi giradischi alle amplificazioni più comuni, come sono state le Technics negli anni, piuttosto che altri marchi popolari che però spiace buttare via. Non manca anche l'assistenza a marchi più importanti. Il secondo aspetto, forse il più rimarchevole, consiste nel fatto che vendendo anche un po' di vinili usati, si ricorda alla clientela che tutto ciò serve per ascoltare la musica (cosa non del tutto scontata per chi un po' conosce il mondo degli audiofili). In tal senso, Giorgio Pavia cerca di avere una discreta conoscenza del mondo musicale, nei suoi vari generi, che siano Rock, Jazz, Classica o anche Rap ed Elettronica, tale da poter attrarre pure l'utenza giovane. Fa piacere che questa si stia ultimamente riavvicinando all'ascolto della musica ben riprodotta, grazie anche ai dispositivi mobili. Il suo compito e quello di chi fa questo mestiere è far capire ai ragazzi che si può sentire bene anche con una cuffia, ma meglio con un impianto, non necessariamente costoso né invasivo degli ambienti domestici. L'elemento divulgativo è importante, ecco perché tra le attività di Sound Gallery c'è anche quella di ospitare dei piccoli eventi come quello di oggi, piccole presentazioni in cui la clientela può interloquire direttamente con il o costruttore o importatore, a ogni modo con qualcuno che abbia una conoscenza molto approfondita del prodotto. Va da sé che tanto più efficace sarà la presentazione se riguarderà, oltre al suono e i particolari estetici, anche la rivelazione dei dettagli costruttivi e progettuali.
PIANETA VALVOLE
LA LEZIONE DI DORINO MAGHINI
Nell'Intro non sono stato esaustivo nel descrivere titolo e intenti di quest'evento, omettendo la seconda parte, una sorta di sottotitolo che recita: "La percezione psicoacustica del suono e della distorsione. L'amplificazione di segnale e di potenza: semiconduttori o valvole?". Faccio ammenda e per farmi perdonare dedico un intero paragrafo all'avvincente argomento, riportandovi al mio sito per ciò che riguarda la storia della HDC Research e le due recensioni che ho stilato, quella del preamplificatore linea HDC1A e dell'amplificatore finale di potenza HDC300B2 Mono SE. Dorino non è il solito operatore commerciale, cioè una persona il cui unico fine è vendere un certo prodotto, ma a differenza di altri ha una competenza specifica. Il suo lungo percorso di formazione, nello studio dell'elettronica e nella progettazione/costruzione di valvolari, è stato come dicevo raccontato con ricchezza di particolari su queste stesse pagine. Ecco allora che questo fine settimana da Sound Gallery si profila eterogeneo, non circoscritto a una pur interessante seduta d'ascolto. Il motivo è semplice, esso ingloba anche l'aspetto teorico, la filosofia tecnica che c'è dietro un progetto, con i pregi e difetti che inevitabilmente reca con se e questo, in un mondo di approssimazioni spesso popolato da sedicenti esperti non può che portare una parola di chiarezza. C'è però un ulteriore motivo, particolarmente gradito a "Non solo audiofili": l'interesse per un certo approfondimento tecnico che Dorino cerca di suscitare nell'appassionato, insieme all'attenzione per le misure strumentali. Argomento del giorno è quindi la produzione HDC Research, non esclusa la tipologia del preamplificatore Phono, un dispositivo la cui circuitazione è dedicata alla preamplificazione del debole (o debolissimo) segnale proveniente da una testina fonografica, sia essa una MM o una MC.
Giorgio Pavia tiene a precisare che i prodotti HDC in dimostrazione, anche se ben curati, sono ancora in fase prototipale per quanto riguarda l'aspetto; si tratta di un percorso in itinere mirato con il tempo a soddisfare tutte le tipologie d'utenza. Risulta perciò interessante per un negoziante avere una linea di prodotti che vada dal singolo apparecchio a una completa catena di elettroniche. In questo senso, già oggi la produzione HDC non appare certo deficitaria, essendo composta da diversi preamplificatori (Linea, Linea/Phono e Phono) e cinque modelli di amplificatori finali di potenza. Dorino Maghini conseguì il diploma di elettronica nel 1970 a Milano, parliamo quindi dei tempi che furono, quando ancora si trovavano le valvole nei laboratori scolastici. Immediatamente dopo entrò in un istituto di Fisica dove ha speso quarant'anni della sua vita come tecnico di ricerca, purtroppo senza riuscire a laurearsi, pur avendo fatto quindici esami su diciotto. La passione per la progettazione elettronica e per l'audio in generale fa parte del suo DNA. Il primo amplificatore da lui costruito risale al 1967, quando era studente, si trattava di un monofonico con i transistor al Germanio AD149. Dopo un periodo in cui i semiconduttori imperversarono incontrastati, ci fu negli anni '80-'90 un ritorno ai tubi. Cos'ha giustificato questo "revival"? Tante cose afferma Dorino, ma soprattutto il fatto di essersi accorti, strada facendo, che il suono generato dai transistor era freddo e poco naturale. Allora sono ricomparsi lentamente prima i Push-Pull e poi i Single-Ended (come il finale HDC300B3 presente in sala).
Perché ciò è accaduto? Non possiamo non considerare a questo punto l'importante questione della percezione psicoacustica dell'orecchio umano, un sensore che è una sorta di analizzatore di spettro insieme a un amplificatore di potenza. Per questo, ad alti livelli intermodula, proprio come fa un amplificatore elettronico. Nella percezione non c'è niente di lineare, ma tutto è logaritmico, tanto è vero che nella misurazione del livello di pressione sonora si usa da sempre il Decibel. Per avere il doppio della percezione di pressione acustica, bisogna moltiplicare per dieci la potenza di un amplificatore. Alla base del ragionamento c'è anche il fatto che l'orecchio si accorge di una distorsione di seconda armonica, vale a dire avente frequenza doppia rispetto alla fondamentale (per esempio 2000 Hz se la fondamentale è 1000 Hz), quando il suo tasso arriva quasi al 10%. Se invece si aggiunge una terza armonica, l'orecchio la percepisce subito anche se in percentuale sono ridotte. Uno 0,1% di terza è già avvertibile. Da un punto di vista musicale molto semplicemente avviene, data la struttura della musica a ottave, che le distorsioni cadenti nelle pari piacciono, al contrario di quelle che capitano al di fuori di queste, decisamente sgradite all'orecchio. Questo è il motivo per cui sono tornati in auge i Single-Ended, cioè la configurazione iniziale di tutti i tempi. La prima valvola termoionica è stata inventata nel 1904, ma la prima applicazione pratica nell'audio risale al 1925; a quei tempi l'uomo poteva inventare solo il SE, che è la cosa più semplice di questo mondo: un tubo di potenza, un trasformatore d'uscita e alla fine un trasduttore.
Dorino Maghini
La seconda applicazione storica è stato il Push-Pull, costituito da due valvole pilotate in controfase, poi rifasate nel secondario del trasformatore, in cui il segnale prodotto da ognuna viene quindi sommato. Questo ha molti vantaggi progettuali, tanto che nel tempo i SE sono praticamente scomparsi, almeno sino ai tempi moderni. È impensabile fare grosse amplificazioni a tubi in Single Ended. Il transistor si affaccia nel 1947, per cui sino agli anni '50 il mondo andava a tubi, in qualsiasi campo. Secondo Dorino Maghini bisogna porre attenzione a un concetto che purtroppo non si può tradurre in una misura, cioè la figura di distorsione in una catena di riproduzione audio da 20 Hz a 20 kHz. I tecnici del settore non sono ancora riusciti a indicare una misura per avere un dato sensato in quest'ambito, ma è esattamente quello che una persona sente. Il valore di distorsione espresso con un solo numero non significa assolutamente nulla perché non dà il senso della sua distribuzione spettrale, cioè quanto sia la seconda, terza, quarta, quinta e così via. Dorino si concede una piccola divagazione, riguarda la pletora di marchi e prodotti presenti sul mercato, "sarebbe il caso", dice "che i professionisti del settore definissero uno standard di rilevazioni strumentali diverso dall'attuale per l'Hi-End. Bisogna assolutamente parlare di spettro di distorsione, cioè valutare non la complessiva ma quella relativa a delle specifiche armoniche. Credo che oggi un'operazione del genere non la faccia quasi nessuno".
I due tipi fondamentali di distorsione sono quella armonica e quella d'intermodulazione. L'armonica, in numero di "n" che va da uno all'infinito, riguarda delle componenti che vanno ad aggiungersi alla fondamentale presente nel segnale da amplificare. L'intermodulazione è invece più "cattiva" dell'altra e viene generata dalla presenza di due toni qualsiasi, a una certa distanza in Hz tra loro, la cui interazione ne genera altri aggiunti che sono somma e differenza di questi due. Questa è più difficile da eliminare, o quanto meno contenere, rispetto all'armonica.
SEMICONDUTTORI E TUBI
IL RITORNO DEI SINGLE ENDED
Dorino mostra un grande foglio con su disegnato un grafico che riporta le caratteristiche d'uscita di un triodo, tetrodo e pentodo. Tali curve considerano il comportamento della valvola con una certa tensione d'uscita, in relazione a quella d'ingresso. I transistor hanno delle caratteristiche d'uscita sostanzialmente simili, come andamento, ai tetrodi e pentodi e non ai triodi. C'è da dire che la fisica dei semiconduttori è completamente diversa da quella dei tubi a vuoto. Malauguratamente, tutto quello che funziona a semiconduttori è, per semplificare, affetto da distorsioni di armoniche dispari, al contrario delle valvole, in cui si manifestano dei contributi prevalentemente di armoniche pari. Questa è la grande differenza tra i due sistemi e che porta a dire l'audiofilo di trarre maggior gradimento dalla valvola piuttosto che dal transistor. Osserviamo le curve caratteristiche della 6L6, il primo tubo moderno, inventato dalla Ken-Rad in un periodo in cui il mondo andava a triodi. I grafici mostrati riguardano il comportamento della sola valvola, indipendentemente da qualsiasi applicazione. La variabile indipendente è il carico "Rl" (asse delle ascisse sul diagramma cartesiano), che tradotto in un'applicazione audio è il diffusore, mentre l'andamento della potenza è mostrato sull'asse delle ordinate. Già nel 1936 si soleva regolare l'andamento della distorsione armonica (seconda, terza, quarta e quinta) in funzione del carico. Nella 6L6 si nota una seconda armonica molto alta per livelli di potenza elevati, relativamente alle possibilità che in tal senso ha questa valvola, abbassandosi i quali poi si riduce progressivamente anche la seconda.
Dopo il limite dei 4 kOhm assistiamo a una modesta risalita. Un andamento opposto mostra invece la terza armonica, che parte bassa per poi aumentare gradatamente all'innalzarsi del valore ohmico del carico. Cosa si diceva già all'epoca? Che è opportuno fare l'applicazione non dove la potenza è massima, ma nel punto in cui il rapporto tra la seconda e terza è più favorevole. Tutte le radio antiche che utilizzavano questa valvola, o comunque un tetrodo a fascio o un pentodo, sono utilizzate a una potenza più bassa, dove il rapporto seconda/terza è circa 3 (linea verticale tratteggiata). Attualmente, in campo audio si stanno riprendendo dei progetti che sono noti da sempre. In un triodo l'andamento della D2 e D3 è tipicamente quello indicato nel grafico di Dorino, relativo a una 2A3, che è a riscaldamento diretto, ma sarebbe lo stesso anche se fosse a riscaldamento indiretto. La terza armonica è sempre più bassa della seconda, con quest'ultima che tende a crescere con l'aumentare della potenza erogata. Il rapporto seconda/terza rimane sempre e comunque molto alto, a favore della prima, di almeno 20. Questa è, in buona sostanza, la grande differenza fra triodi e pentodi. Nei tempi che furono, racconta Dorino, il limite di distorsione armonica totale era fissato intorno al 5%, costituito praticamente quasi tutto di seconda armonica; anche il tono test impiegato per la misurazione era di 400 Hz, diverso quindi dagli attuali 1000 Hz. Si stabilì che il carico doveva essere maggiore di due tre volte la resistenza interna della valvola, così, in base al rapporto seconda/terza, fu individuato il livello di potenza che il tubo doveva fornire.
Nulla vieta di utilizzare un carico ohmico differente, infatti, se un progettista vuole ottenere il massimo della raffinatezza e una ridottissima distorsione, sceglie un punto di applicazione più basso perdendo potenza. Così facendo si ottengono amplificazioni dal suono sublime, ma dalla potenza irrisoria. Possiamo realizzarlo su una 300B, arrivando però a farle erogare solo un paio di Watt, a fronte dei sette, otto che è in grado di raggiungere. Il problema non ha soluzione perché le due cose sono strettamente legate; in buona sostanza, se si vuole raggiungere il massimo della bellezza timbrica, bisogna essere disposti ad accettare livelli di potenza veramente bassi. Questo concetto sul rapporto seconda/terza è applicato da sempre ed è stato ripreso dalla quasi totalità dei Single-Ended commerciali che girano sul mercato e quelli della HDC Research non fanno eccezione. "Il Push-Pull ha un grosso difetto.", afferma Dorino, "Quello teorico ideale, senza contare la realtà del tubo e del trasformatore d'uscita, cancella le armoniche pari, e questo è il motivo fondamentale del ritorno del Single-Ended, poiché questo non elimina nulla, tantomeno altera quella distribuzione spettrale della distorsione che è più gradita all'orecchio, facendo in modo che il rapporto delle armoniche pari e dispari sia alto." Uno può fare un PP raffinatissimo, equilibratissimo, ma non distorcerà di armoniche pari e piacerà sicuramente meno di un SE. Dal punto di vista progettuale, non ha senso equilibrare un PP più di tanto, perché suonerà comunque in un certo modo.
Per assurdo, se lo si sbilancia un po' va anche meglio. Tanto è vero che uno dei prototipi che Dorino ha fatto sentire in fiera, ha una regolazione che consente di sbilanciare la configurazione PP facendola virare verso il SE, con questo artifizio è possibile verificare immediatamente e in tempo reale i cambiamenti timbrici nel passaggio dall'una all'altra configurazione. Nella linea prodotti della HDC c'è un modello con le valvole 807 connesse a triodo, il finale di potenza HDC807 Stereo SE, in cui il rapporto seconda/terza è circa quattordici. La configurazione Push-Pull è comunque quella più largamente usata, grandi marchi come McIntosh, Leak, Quad sono nati con essa. Dorino passa a mostrarci un altro grafico, questa volta riportante il modulo e argomento d'impedenza di un diffusore. Se noi ne prendiamo uno reale, un Bass-Reflex in questo caso, come dimostrato dalla presenza di un doppio picco ohmico in bassa frequenza, non è certamente equivalente al valore d'impedenza nominale (solitamente 4 o 8 Ohm), ma presenta un andamento molto tormentato. Nella parte inferiore della "slide" possiamo invece vedere l'andamento della potenza di un amplificatore, a transistor e a valvole, in funzione del carico (il diffusore). Le due differenti evoluzioni nell'erogazione sono evidenti: in quello a transistor la potenza tende a crescere in maniera lineare all'abbassarsi dell'impedenza, alla stregua di un generatore di tensione ideale, mentre nel valvolare oltre un certo limite questa diminuisce (la linea piega verso il basso).
Il trend mostrato vale sia per i SE che per i PP, anche se questi ultimi sono un po' più "flat", avendo delle variazioni più lente. Se il carico tende allo zero, anche la potenza si abbassa dirigendosi verso quel valore. È molto difficile far funzionare un amplificatore a tubi con carichi estremamente bassi, tipo 1 Ohm, se questo però è stato progettato per erogare su 8 Ohm. Sul versante opposto, vale a dire su carichi molto alti, avviene lo stesso tipo di fenomeno, con la potenza che tende ad annullarsi. Tutte le circuitazioni a transistor, sia vecchie che nuove (ma soprattutto in quelle nuove) vanno verso l'infinito quando il carico si approssima allo zero. Se l'oggetto è moderno e fatto bene, al dimezzarsi del carico raddoppia la potenza, in base alla formula W=V^2/R. Da questo principio fisico, è facile capire come un bravo progettista sia in grado di ricavare potenze molto elevate dalle sue elettroniche: 100 Watt su 8 Ohm, per esempio, diventano 200 su 4 Ohm, 400 su due e ben 800 su un Ohm. Nella realtà delle cose, tuttavia, la situazione è ben diversa perché il carico, rappresentato ricordiamo dal diffusore, tutto ha fuorché un'impedenza costante, variando questa anche di molto al variare della frequenza. Va da sé che le curve teoriche raffigurate nel grafico nella realtà non si presentano, ovvero si presenterebbero se l'impedenza di carico fosse costante a ogni frequenza. E qui casca l'asino perché nessuno produce un amplificatore a potenza costante. Da queste due differenti curve, possiamo quindi evincere la grande diversità di erogazione tra un amplificatore a tubi e una a semiconduttori.
Dorino a questo punto introduce un concetto molto importante, quello della controreazione totale, mostrato con uno schema a blocchi. Questa si realizza riportando in ingresso una parte del segnale in uscita invertito di fase, quindi sottratto a quello presente in entrata. Oggi si tende a non usare più la controreazione totale, o se lo si fa si adottano dei tassi molto bassi. Questa tecnica si usa perché migliora tutti i parametri di un amplificatore tranne uno: la stabilità. Riduce la distorsione, diminuisce l'impedenza d'uscita (migliorando al contempo il fattore di smorzamento), aumenta di molto la banda passante e il rapporto segnale/rumore. In considerazione di questi indubbi vantaggi tutto il mondo dell'elettronica, almeno sino al ritorno dei Single-Ended, ha adottato questa tecnica anche perché è decisamente più facile progettare e costruire un amplificatore controreazionato che uno no, sia a valvole che a transistor, se l'obiettivo è il conseguimento di buone prestazioni. Uno degli svantaggi all'ascolto è comunque un minor controllo della gamma bassa, dovuto al Damping Factor non elevato in assenza di controreazione. Nei fatti c'è un unico grande svantaggio, afferma Dorino Maghini: se si fa un'analisi della stabilità ad anello aperto, cioè senza controreazione, si nota che la stabilità è assoluta. L'amplificatore non potrà mai entrare in oscillazione, al netto di marchiani errori di progettazione. Nei controreazionati questa stabilità assoluta si perde a causa delle rotazioni di fase in funzione del tasso adottato e potrebbe portare all'autoscillazione del sistema.
Nell'ambito musicale abbiamo a che fare con un campo dinamico in un range di frequenze elevatissimo ed è intuitivo che un amplificatore ad anello chiuso possa mettersi ad auto-oscillare. Ecco perché oggi non si usa la controreazione totale o la si utilizza comunque con l'accortezza di individuare tassi di pochi o pochissimi dB. Anche andando sul piano del puro ascolto, dovrebbe piacere di più l'amplificatore privo di controreazione. Per i motivi elencati, tutti i SE valvolari senza controreazione totale hanno dei tassi di distorsione più elevati e una banda passante relativamente più stretta. Tutta la produzione di amplificatori di potenza HDC Research si uniforma a questi principi, producendo elettroniche esclusivamente a tubi in configurazione Single-Ended "no negative feedback", in cui la figura di distorsione privilegia la seconda armonica e gli ordini pari.
LA PREAMPLIFICAZIONE
È un tipo di amplificazione non di potenza ma di tensione, non essendo richiesta una corrente. Nell'ambito di una catena si può partire da un giradischi fornito di testina fonografica, la quale può essere fondamentalmente di due tipi, e proseguire con sorgenti di alto livello. Queste sono rappresentate dal lettore CD, registratore analogico, sintonizzatore e devono presentare all'uscita almeno un Volt di tensione. Per questa tipologia di elettroniche le problematiche di progettazione sono diverse da quelle dei finali di potenza. Nel nostro setup c'è un preamplificatore linea, l'HDC1A, che dispone di quattro ingressi ed è predisposto per un quinto di tipo Phono, la cui circuitazione e valvole vengono alloggiati nella parte sinistra del telaio. È equipaggiato da due tubi 5814A, un modello Militar Grade delle ECC82, accoppiate in corrente continua e offre all'attenzione alcune interessanti particolarità meccaniche, come il giunto cardanico dalla parte dell'Helipot. Di pregio è anche il potenziometro Alps serie RK e il selettore rotativo Elma in ceramica. Siamo in presenza di un oggetto notevole, ligio alla filosofia della HDC, che il progettista Dorino Maghini considera sostanzialmente un modulatore di seconda armonica, distorcendo solo di questa. Facendolo lavorare con amplificatori finali di potenza a stato solido, ha la capacità di trasformare il suono in quello tipico dei valvolari. È un'affermazione che mi sento di condividere pienamente, avendolo avuto in casa un bel po' di tempo per una recensione completa.
Esiste poi a catalogo il modello HDC1AP, che è già dotato all'origine di un ingresso Phono per MM, in cui la RIAA è passiva e le valvole dedicate sono due 12AX7 NOS. Numerose sono le disquisizioni sorte intorno alla RIAA, vale a dire l'equalizzazione uguale e contraria a quella utilizzata in sede d'incisione del vinile che ha lo scopo di riportare alla linearità tutte le frequenze. E arriviamo all'ultimo nato della casa pavese, l'HDC1P, un preamplificatore Phono che accetta testine MM e MC, dove la preamplificazione delle Moving Coil è affidata a due trasformatori di Step-Up interni. Le regolazioni possibili si desumono dal pannello posteriore, il quale ospita gli switch per entrambe le tipologie. In particolare le regolazioni per la MC, essendo quelle per le MM assimilabili al modello HDC2P, danno la possibilità di abbassare ulteriormente l'impedenza sino al limite dei 10 Ohm (500 - 300 - 200 - 100 - 50 - 10 Ohm sono i valori completi su cui poter contare). Questo nuovo prototipo si aggiunge all'HDC2P, che invece preamplifica solo fonorivelatori MM, è dotato di due ingressi ed ha sia l'impedenza (22, 33 e 47 kOhm) che la capacità (80, 150 e 250 pF) variabile, per un buon interfacciamento con testina e cavi. L'HDC1P sarà protagonista di attenti ascolti nella seduta pomeridiana della demo. Anche in queste elettroniche il progettista segue la filosofia minimalista: "meno componentistica c'è e meglio è", dichiara convinto Dorino. La famiglia dei tubi impiegati è quella classica, in termini europei si tratta della ECC81 ECC82 ed ECC83 (12AT7 - 12AU7 - 12AX7).
Dei tre tubi impiegati, due sono di segnale (12AX7/5751) mentre il terzo (ECC81/12AT7) è accoppiato in continua per avere una bassa impedenza d'uscita. Nel layout circuitale la rete RIAA è posta in mezzo alle due valvole 12AX7. L'HDC1P consente quindi l'ingresso nell'affascinante mondo delle Moving Coil, che secondo il progettista è sconfinato e simile a quello dei diffusori, anche perché i trasduttori sono il Pick-Up da una parte e la cassa acustica dall'altra. Non tutte le MC sono però uguali poiché si dividono in modelli a bassa, media e alta uscita; questo significa che quelle a bassa uscita producono una tensione che va da poche decine di µV sino a 0,5 mV, da 0,5 mV a 1 mV per quelle a media e da 1 mV a 2-3 mV per quelle ad alta uscita. Con i fonorivelatori si entra nel mondo delle regolazioni fini, dove l'interfacciamento va curato con sapienza e precisione, pena degli squilibri, anche notevoli, nella risposta in frequenza. Se pensiamo anche alla competenza che occorre per settare un giradischi, soprattutto se di alto livello, non possiamo ritenere peregrino il pensiero di chi ritiene difficile il mondo analogico, anche se di grande soddisfazione. Dorino si è portato dietro la sua Shure M97XE, che è l'unica MM di quel marchio rimasta in produzione, ne parla come di un gioiellino, memore dei bei tempi che furono. L'alta fedeltà non è fatta solo di numeri e tecnica, ma anche e soprattutto di emozioni nel ricordo di un oggetto che oggi è vintage ma ieri era una novità. Lo dico per dissentire fortemente da chi considera un apparecchio alla stregua di un elettrodomestico. Ma questo è un altro discorso.
LA PIETRA ANGOLARE
L'ASCOLTO
L'IMPIANTO
Giradischi Denon DP-3000
Testina Denon DL-103R
SACD/CD/NETWORK PLAYER Arcam CDS50
Preamplificatore Linea HDC1A
Preamplificatore Phono HDC1P MM/MC
Amplificatore finale di potenza Mono HDC300B3 SE Parallelo
Diffusori Monitor Audio Platinum PL300
Diffusori Klipsch Forte III
"Natura non facit saltus" potrebbe citare da Leibniz l'audiofilo analogista per avvalorare la superiorità dell'analogico sul digitale. Arricchiti dall'interessante dissertazione teorica, ci appropinquiamo a una prova d'ascolto dal carattere se vogliamo "ricreativo", dopo esserci spremuti le meningi per seguire le note tecniche esposte. E qui entrano in campo a pieno diritto, sotto l'egida del "come volevasi dimostrare", le creature di Dorino Maghini, parliamo del preamplificatore Linea HDC1A, preamplificatore Phono HDC1P MM/MC e dell'amplificatore finale di potenza Mono HDC300B3 SE Parallelo. Molto particolare quest'ultimo, come ci spiega lo stesso artefice: "È un monofonico da 18 Watt RMS di targa in configurazione Single-Ended di tre 300B in parallelo. Potete vederlo anche nel sito ufficiale HDC, curato da Rodolfo Moleri, dov'è possibile leggere tutti i dati tecnici e anche il rapporto tra seconda e terza armonica. Non un numero che indica la distorsione armonica totale ma due separati della seconda e terza. È un oggetto molto singolare per il fatto di impiegare tre tubi e, mi pare, non esistono in commercio altri amplificatori con queste caratteristiche. Ce ne sono con un dispositivo, due o multipli di due (anche questi molto rari). Utilizzando più valvole in parallelo in SE, evitando la controreazione, subentrano poi dei proibitivi problemi di larghezza di banda che rendono praticamente impossibile la realizzazione di un progetto che funzioni."
Esiste anche il modello HDC300B2 Mono SE, equipaggiato da due 300B per un totale di 12 Watt, sempre con le medesime caratteristiche. A catalogo c'è anche un modello stereofonico, l'HDC300B SE. Il telaio e il layout meccanico sono sempre gli stessi. Alla fine troviamo il piccolo, ma ad avviso di Dorino raffinatissimo, HDC807 Stereo SE, 2,5 + 2,5 Watt per chi ama i diffusori ad alta efficienza. È equipaggiato da due tetrodi 5814A NOS (come driver) e due 807 NOS, ma che qui sono connessi a triodo. La potenza che si riesce a spremere da questa valvola è davvero bassa, ma la sua distribuzione spettrale della distorsione la rende estremamente piacevole, timbricamente affine alla 2A3. Chi fosse curioso di sapere quali dischi abbiamo ascoltato durante la seduta non ha che da guardare le immagini delle copertine che ho fotografato durante il suo corso. Ottimo materiale, comprese le "Canzoni Popolari Italiane", un vinile dalla cover parecchio vissuta che ripone tra i suoi microsolchi le interpretazioni della cantautrice e attrice italiana Maria Monti. Inciso nel 1965 per la Dischi Ricordi è una raccolta (oggi diremmo compilation) di brani popolari calabresi, romagnoli, toscani, siciliani, abruzzesi, istriani, lombardi, piemontesi e romani. Sprigiona un fascino tutto particolare, la grande espressività della voce è magnificata, come un esaltatore di sapidità insaporisce una minestra, dall'inestimabile timbro delle 300B Electro Harmonix dell'HDC300B3.
Ne viene fuori con tutta probabilità la gamma media più bella del mondo, almeno io la ritengo tale in base alle mie esperienze d'ascolto. S'inizia con i diffusori Monitor Audio Platinum PL300, accreditati di una sensibilità pari a 90 dB/2,83 V/1 m, che vengono pilotati con buona autorevolezza da 18 Watt del nostro finale. Il suono appare subito rotondo, caldo, mai aggressivo o appuntito, con un'emissione proveniente dall'eccellente Ribbon tweeter C-CAM piuttosto morigerata. Non insistere sulle voci con un'elettronica del genere sarebbe un vero delitto; complice un ottimo giradischi vintage come il Denon DP-3000, testinato Denon DL-103R, passiamo in rassegna tanti LP. Ascoltiamo più di una volta un brano considerato un vero e proprio capolavoro del genere cantautoriale: La canzone di Marinella, nella versione cantata dal grande Faber e Mina, in una memorabile incisione del 1997, quasi trent'anni dopo la creazione di questa poesia in musica (risalente al 1968). Le due voci sono straordinariamente presenti, la timbrica è tipicamente "middle ground", tutta incentrata su una gamma centrale che ha davvero pochi rivali nel mondo audio. Affascinante, presente, estremamente ricca di umanissime inflessioni, senza che una qualsivoglia traccia di artificialità s'intrometta a spezzare l'incanto sonoro. Ma il corso della seduta cambia presto carattere, i diffusori Klipsch Forte III favoriscono un brusco viraggio verso l'alta efficienza.
Non che le Platinum PL300 non andassero a dovere con il finale di Dorino, accreditato della pur discreta potenza di 18 Watt, tuttavia mancava un po' l'impatto dinamico con i generi più energetici (vedi l'album Raise Vibration di Lenny Kravitz). Le Forte III, dall'alto dei suoi 99 dB/2,83V/1m, è in grado di suonare forte con due watt, e non è un modo di dire... Non conoscevo questo sistema da pavimento dall'estetica decisamente classica, più consono a un setup come questo e non solo dal punto di vista delle specifiche tecniche. Sotto la tela parapolvere si nascondono i suoi tre altoparlanti, un woofer K-281 da 12" (30,48 cm), che lavora insieme a un medio K-70 da 1,75" (4,45 cm) a compressione con membrana in Titanio e un tweeter K-100-TI da 1" (2,54 cm), anch'esso in Titanio a compressione, entrambi caricati a tromba ovviamente. Non basta, dopo aver dribblato i cavi di potenza e facendo attenzione a non combinare disastri con la mia stazza non proprio indifferente, fotografo il lato "B" delle Klipsch, dove scopro il KD-15, un grosso radiatore passivo da 15" (38,1 cm). Le differenze rispetto alle Monitor Audio sono drammatiche in termini di dinamica, nella timbrica invece, a parte qualche leggera venatura di nasalità, mai comunque fastidiosa e compromettente una sana timbrica, ritorna il dato già emerso di una notevole mediosità, come se gli estremi banda fossero un po' attenuati. Trovo il fenomeno più sensibile sulle alte frequenze, non che gli acuti manchino, tuttavia trovo desiderabile un pizzico di maggior ariosità.
Sarà forse responsabile la testina con l'interfacciamento elettrico prescelto? Ci togliamo subito il dubbio con una digressione digitale, l'album di Nils Lofgreen "Acoustic Live", ma il bilanciamento tonale rimane sostanzialmente invariato. Ho voglia di un po' di classica, noto che il buon Rodolfo Moleri ha portato con se un pregevole LP Archiv, i sei Concerti Brandeburghesi di J.S. Bach, gli dirige Trevor Pinnock con l'Ensemble The English Concert. La registrazione è ottima, fedele nel rispetto dei timbri, aperta e trasparente per quanto consente il setup. Risalta plasticamente l'indimenticabile voce roca di Lucio Dalla nel vinile "Dalla", nono album in studio del cantautore italiano pubblicato nel 1980. È la consacrazione di un'avvincente sessione di ascolti condotta sulle ali dell'analogico più puro. Alla fine, da melomane quale sono mi piace azzardare un parallelo tra un grande pianista del passato, Wilhelm Kempff per esempio, e uno di oggi, appartenente a un certo trend odierno fatto di atletismo, meccanicità da paura, bassissima percentuale di note sbagliate ma poca anima. Passare da un impianto deliziosamente "Vintage Grade" come questo a un tecnologicissimo "Full Digital" sono persuaso evochi le stesse sensazioni.Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Nullam porttitor augue a turpis porttitor maximus. Nulla luctus elementum felis, sit amet condimentum lectus rutrum eget.